Capire la geopolitica: Gertjan Dijkink

Un’altra forma di analisi, basata sull’approccio empirico, si trova nel pensiero di studiosi che indagano le mappe mentali e le visioni geopolitiche.

In una ricerca pionieristica del 1980, Alan Henrikson aveva suggerito la pertinenza di analizzare le mappe cognitive di coloro i quali prendono decisioni in materia di affari esteri. A partire dalla riflessione di Henrikson, l’olandese Gertjan Dijkink, nel 1996, con il testo “Identità nazionale e visioni geopolitiche”, ha dimostrato quanto un discorso di questo tipo possa essere illuminante per penetrare l’esperienza nazionale dello spazio, attraverso una serie di studi di caso.

Sulla base di una definizione di visione geopolitica equivalente a qualsivoglia idea che riguarda la relazione fra il proprio e altri luoghi, comprende sentimenti di sicurezza/insicurezza, vantaggio/svantaggio, ed evoca una missione collettiva o una strategia di posizionamento internazionale, Dijkink ha strutturato un quadro analitico. Quest’ultimo si fonda su cinque elementi, da essere presi in considerazione in sequenza progressiva. 

Il primo elemento consiste nella giustificazione della naturalità dei confini del territorio, insita nell’idea di fondo che rinforza l’unità dei singoli paesi. Il secondo coincide con i codici geopolitici, presi a prestito da John Gaddis, il quale, in un lavoro del 1982, li aveva concepiti come il nocciolo degli interessi nazionali nel mondo, le minacce potenziali agli stessi e le risposte ritenute plausibili. Il terzo risiede nella scelta di modelli di politica estera da seguire o rifiutare presenti in altri paesi. Il quarto è la nozione di missione nazionale. Il quinto raccoglie i presupposti rispetto alle relazioni interpersonali dei leader e tra popoli sul piano globale e, persino, con le forze divine. Nonostante il foco sia posto sull’identità nazionale, il metodo può essere applicato anche ad attori non statali.

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