Grandi momenti della storia: la pace di Westfalia

Con la pace di Westfalia (trattati di Münster e di Osnabrück), nel 1648, si instaura l’ordine internazionale moderno. Alla conclusione di lunghi negoziati, si pose termine alla Guerra dei Trent’anni, uno dei conflitti più sanguinosi della storia, iniziato come la continuazione degli scontri di religione del XVI e del XVII secolo, al quale si sovrappose una collisione in grande scala fra le potenze rivali dell’epoca. L’Europa subì una mutazione significativa, con il regresso dei grandi imperi, la comparsa di stati-nazione e l’introduzione dei principi di equilibrio di potenza, ragione di stato e rispetto della sovranità nazionale.

Il principio di non ingerenza, basato sull’idea cuius regio, eius et religio (la religione del principe è la religione del popolo), e finalizzato a evitare l’intervento, motivato da differenze confessionali, di paesi stranieri in affari domestici, sancisce la sovranità assoluta degli stati nel proteggere le popolazioni e preservare la propria integrità politica. Secondo i negoziatori, ne sarebbero derivati maggiore sicurezza e stabilità interne ed esterne, in quanto l’uso della forza viene circoscritto alla difesa e promozione degli interessi nazionali, e la pace avrebbe permesso una rete alleanze che, nonostante il loro dinamismo, avrebbero preservato il bilanciamento generale del sistema. L’imperialismo extraeuropeo, tuttavia, terrà poco conto della sovranità dei paesi colonizzati, in quanto estranei al paradigma dei trattati e non considerati come stati veri e propri.

Il modello condizionerà la geopolitica per oltre due secoli. Soprattutto, il principio di non ingerenza, sebbene rimesso in discussione dopo la fine della guerra fredda, sarà legge sacra della politica internazionale. La carta geopolitica disegnata nel 1648 resterà, quindi, almeno nelle sue grandi linee, la stessa fino ai giorni nostri, evidenziando la rilevanza storica della pace di Westfalia.

Incarnazione dello stato moderno, la Francia diventa il nucleo politico e culturale della nuova Europa e materializza il progetto di Enrico IV. Per alcuni secoli, gioca un ruolo fondamentale, pur sfruttando al massimo la posizione privilegiata, e mettendo alla prova la solidità del modello nei rapporti di forza con l’Inghilterra. Le ambizioni di Luigi XIV spingeranno le regole stabilite fino ai limiti e la rivoluzione del 1789 metterà fine all’omogeneità dell’Europa, vitale per il mantenimento dell’equilibrio di potenza, apportando elementi perturbatori, fra i quali l’ideologia fondata su libertà e uguaglianza e la volontà universalista. Anche Napoleone contribuirà alla sua implosione, costruendo un apparato militare capace di dominare gli altri eserciti europei.

La restaurazione geopolitica del congresso di Vienna, nel 1814-15, tenterà, poi, di ristabilire i parametri dell’ordine di Westfalia, ma il sistema finirà per capitolare nella seconda parte del XIX secolo. Ciò nonostante, la diplomazia è intrisa da una lunga pratica di questa cultura politica e, ancora oggi, per esempio, la Francia si impone nel seno dell’Europa continentale, mentre una potenza decrescente come il Regno Unito continua a considerarsi un grande arbitro.

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