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Almanacco: l’assedio di Damasco – Il Toro e la Bambina

Almanacco: l’assedio di Damasco

24 luglio 1148

Quattro giorni di assedio, un esercito di 50 mila uomini, guidato da due regnanti, Luigi VII di Francia e Corrado III di Germania, e una storica disfatta, che portò a conclusione la II Crociata (1147-1150), condotta dal cristianesimo contro l’islam. Il danno fu incalcolabile, in quanto si consolidarono le premesse per un’alleanza musulmana totale contro i domini dei crociati in Siria e Palestina, in una regione dove i nemici erano dotati di una soverchiante superiorità numerica. Questo epilogo contribuì alla caduta di Gerusalemme nel 1187 e alla proclamazione della III Crociata alla fine del XII secolo.

All’arrivo delle truppe, che avevano marciato separatamente, attraversando il territorio bizantino in Anatolia, venne annunciato un concilio per stabilire gli obiettivi della guerra. Il regno di Gerusalemme, costituito in seguito alla I Crociata (1096-1099), era retto dall’aristocrazia crociata imparentata con famiglie nobili di stirpe siriaco-cristiana e armena. L’alta corte si riunì nei pressi di Acri, in quella che fu la più ampia assemblea che si ricordi.

La II Crociata era stata proclamata dal papa Eugenio III, con la promulgazione della bolla Quantum praedecessores, per riconquistare Edessa, fondata da Baldovino di Boulogne, fratello di  Goffredo di Buglione, come primo stato crociato del territorio siro-palestinese, e caduta nel 1144 a opera del condottiero turco Imād al-Dīn Zen‘Igi, provocando grande sensazione in Europa. Edessa era la terra d’oltremare più esposta ai nemici per via della sua collocazione periferica che imponeva un complesso e precario sistema di alleanze con elementi autoctoni.

Lo stanziamento crociato era il punto di raccordo tra oriente e occidente. Nelle località costiere di Beirut, Giaffa e San Giovanni d’Acri, sorgevano numerosi fondachi delle repubbliche marinare, strutture adibite allo stoccaggio, il commercio e l’ospitalità, che potevano raggiungere le dimensioni di un quartiere. Dal vicino oriente partì la spedizione dei Polo verso la Cina e le terre dei Mongoli e, addirittura, si pensò di aprire una rotta marittima diretta per le Indie con l’aiuto degli Ilkhan di Persia.

Nel mondo musulmano, tuttavia, Zengī controllava il nord siriano e iracheno dalle sue basi di Mosul e Aleppo, e voleva aggiungere Damasco ai suoi domini, contro la quale aveva sferrato un’offensiva nel 1135, sventata grazie a un patto di mutua difesa fra Gerusalemme e Damasco. Nel 1147, ciò non impedì a Mu’in al-Din Unur, governatore di Damasco, di unirsi contro Gerusalemme con Nur al-Din, figlio di Zengī, assassinato nel 1146. Il cambio di posizione era motivato dalla stipula di un trattato tra un vassallo ribelle di Unur e Gerusalemme che consegnava a quest’ultima le città siriane di Bosra e Sarkhand. Lo stesso anno, vennero entrambe assaltate, e quando Baldovino III, re di Gerusalemme, nato in Terrasanta e discendente diretto dei primi crociati, si diresse a Bosra per recuperarla, fu costretto a ripiegare.

Nel concilio di Acri, Luigi VII e Corrado III furono persuasi della necessità di attaccare la capitale siriana, nonostante la dinastia buride di Damasco fosse disposta a tornare al lato dei cristiani contro la minaccia rappresentata dalla dinastia zengide, per la quale nutriva continui sospetti. L’ubicazione di Damasco sulla frontiera orientale dello scacchiere delle terre d’oltremare era strategica per impedire che si saldasse il cerchio ostile musulmano, ma l’assedio si esaurì con un nulla di fatto, fra errori tattici, difficoltà logistiche, l’insubordinazione dei signori crociati locali, e una difficile ritirata.

Nel 1149 la spedizione fece ritorno in Europa, lasciando Gerusalemme più debole di quanto l’avesse trovata. Nur al-Din ne approfittò per conquistare quanto restava della contea di Edessa e invadere il principato di Antiochia. Il suo sogno era quello di accorpare le forze musulmane fra l’Eufrate e il Nilo e creare un fronte comune anti-crociato. Damasco costituiva un ostacolo alla riunificazione dell’intera Siria, condizione indispensabile per una vittoria definitiva sui cristiani. Nel 1150 e nel 1151 tentò la presa della città, ogni volta senza alcun successo concreto, a parte del riconoscimento della sua sovranità. La crescente debolezza di Damasco sotto Mujīr al-Dīn, successore di Mu’in al-Din Unur, gli consentì di rovesciarlo nel 1154, con l’aiuto della stessa popolazione. Damasco fu annessa al territorio zengide e tutta la Siria passò sotto la sua autorità, da Edessa nel nord all’Hauran nel sud. La dinastia zengide governò dal 1146 al 1174.

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