Una sfida che non può essere persa

Istituita dall’Onu nel 1994, la giornata per la preservazione dello strato di ozono commemora la firma, siglata nel 1987, del protocollo di Montreal, con il quale i governi si impegnano alla graduale eliminazione dell’uso delle sostanze chimiche dannose per l’ozono e fissa scadenze per l’interruzione della loro produzione.Il termine “buco nell’ozono” è stato coniato nel 1985 dal Premio Nobel Sherwood Rowland per indicare l’assottigliamento dello strato protettivo di gas naturale stratosferico, situato a una distanza tra 10 e 40 km dalla superficie terrestre, che funge da scudo ai livelli letali di radiazioni ultraviolette prodotte dal sole.  Questa è una sfida che non può essere persa: da essa dipende l’intera vita sulla terra.  Le alterazioni, osservate già dagli anni ’50, e studiate nel 1970, comprendono un lento e graduale calo dell’ozono stratosferico totale, accompagnato da un potente fenomeno intermittente di riduzione dell’ozono delle regioni polari terrestri – 71 per cento nell’Antartide e 40 per cento nell’Artide.

Dalle ricerche di Paul A. Newman, e un gruppo di trecento scienziati, è emerso che grazie alle misure adottate, conducenti all’eliminazione del 98 per cento dei clorofluorocarburi, il buco dell’ozono si starebbe restringendo.  Secondo le proiezioni, nel 2050 l’ozonosfera potrebbe tornare alle condizioni iniziali, ma sono sorte sfide nuove.  Le emissioni di idrofluorocarburi – gas a effetto serra utilizzati come alternativa alle sostanze bandite, 10 mila volte più potenti in termini di impatto umano sul riscaldamento del pianeta, minacciano i progressi ottenuti.

Recenti accordi hanno il potenziale di evitare 100 miliardi di emissioni di CO2-equivalenti entro il 2050 e l’aumento di 0,5 gradi centigradi entro il 2100.  Lo scontro è sui tempi.  Il documento approvato a Kigali nel 2016 include un phase down in tre stadi.  Il primo prevede che i paesi sviluppati, come Stati Uniti ed Europa, riducano le emissioni del 10 per cento entro il 2019.  Il secondo coinvolge i paesi in via di sviluppo, come Cina e i paesi del Sud America, con tagli a partire dal 2024 (la Cina comincerà a diminuire la produzione dal 2029).  Il terzo riguarda India, Pakistan, Iran, Iraq e i paesi del Golfo, che inizieranno a limitare l’uso dei gas dal 2028.

Secondo i critici, le concessioni a India e Cina hanno depotenziato l’accordo, e l’India pretende di non rispettare alcun tetto prima del 2031.  Negli Stati Uniti le emissioni di CO2 sono diminuite del 3 per cento raggiungendo il livello più basso mai toccato dal 1992, mentre l’economia è cresciuta dell’1,6 per cento.  Il declino è stato guidato da un aumento delle forniture di shale gas e di energia rinnovabile più attraenti del carbone, anche se le nuove politiche dell’amministrazione Trump potrebbero interrompere il trend.

 

 

3 thoughts on “Una sfida che non può essere persa

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  1. Le temperature in ascesa, a detta degli scienziati, aumentano l’intensità e l’impatto degli uragani, ma l’amministrazione Trump non retrocede sulle proprie posizioni riguardo al cambio climatico nemmeno di fronte alle devastazioni di Harvey e Irma.

  2. Entro la fine del secolo, negli Stati Uniti le temperature medie cresceranno fra i 2,8 e i 4,8 gradi a seconda del livello delle emissioni inquinanti. Il riscaldamento climatico in Alaska e nell’Artico sale due volte più velocemente della media globale, con conseguenze sull’innalzamento dei mari e il livello di rischio delle comunità costiere.

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