Giornata mondiale contro la violenza sulle donne

Il 25 novembre del 1960, nella Repubblica Dominicana, la vettura che conduce le sorelle Minerva, Patria e Maria Teresa Mirabal, a fare visita in carcere ai propri mariti, prigionieri politici, subisce un’imboscata, da parte dei servizi segreti del regime di Rafael Leónidas Trujillo. Le tre donne, picchiate, violentate e strangolate, vengono gettate in un fosso, e l’accaduto spacciato come un atto di criminalità comune. Nessuno crederà a questa versione e il fatto catalizzerà l’attenzione dell’opinione pubblica locale e internazionale contro la sanguinosa dittatura. È anche in ricordo di quella strage che il 25 novembre di ogni anno è dedicato all’eliminazione della violenza contro le donne.

La militanza delle Mirabal era iniziata il 13 ottobre 1949, quando Minerva, durante la festa di San Cristobal, organizzata dal dittatore per la ricca borghesia di Moca e Salcedo, lo aveva sfidato sostenendo la propria posizione politica e rifiutando le sue avances. Quella data segnò l’inizio delle rappresaglie contro Minerva, e tutta la famiglia Mirabal, con periodi di detenzione e la confisca di beni. La persecuzione le convincerà, con i rispettivi mariti, a riunirsi nel gruppo clandestino denominato Movimento 14 giugno. La loro azione rivoluzionaria sarà tanto efficace che Trujillo dirà: “Ho solo due problemi: la chiesa cattolica e le sorelle Mirabal”.

Minerva, Maria Teresa e Patria Mirabal vennero uccise per le loro idee e perché reputavano un dovere l’esporsi per sostenerle. Non solo. Vennero trucidate perché il loro modo di essere donne irritava il regime. Frequentavano l’università, guidavano la macchina, partecipavano a riunioni politiche. Erano libere, colte, indipendenti. L’unica sorella sopravvissuta, Dedé, affermerà anni dopo “Durante un’epoca di predominio dei valori tradizionalmente maschili di violenza, repressione e forza bruta, dove la dittatura non era altro se non l’iperbole del maschilismo, in questo mondo si erse Minerva per dimostrare fino a che punto e in quale misura il femminile è una forma di dissidenza”.

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