La Grecia al banco di prova

La Grecia è fuori dal piano di salvataggio negoziato otto anni fa con i creditori internazionali: Unione Europea, Banca Centrale Europea e Fondo Monetario Internazionale. L’ultimo dei tre programmi di aiuti (86 miliardi di euro) era stato approvato nel 2015 in cambio della messa in atto di una serie di misure di austerità, fra cui aumento delle imposte, riduzione della spesa, revisione del sistema pensionistico, riduzione dei salari pubblici, privatizzazione di alcuni settori.

Il paese resterà comunque soggetto a un monitoraggio trimestrale su obiettivi di bilancio. L’avanzo primario, ovvero il saldo positivo tra entrate e uscite, escluse le spese per interessi, dovrà raggiungere il 3.5 per cento fino al 2022 e il 2.2 per cento fino al 2060. Per facilitare il processo, lo scorso giugno, il debito è stato alleggerito, con un rinvio di dieci anni, e un nuovo prestito da 15 miliardi per garantire autosufficienza nel prossimo biennio.

La situazione economica e sociale rimane precaria. Dal 2010 la Grecia ha perso un terzo del Pil e mezzo milione di persone è emigrato all’estero. Il 20 per cento più povero della popolazione ha perso il 42 per cento del potere d’acquisto. I problemi abitativi e quelli legati alla salute riguardano quasi una persona su quattro. Lo stato ha accumulato un debito di 320 miliardi di euro, pari al 180 per cento del Pil, il secondo rapporto più alto del mondo, e il tasso di disoccupazione, anche se diminuito intorno al 19 per cento, è tra i più elevati in Europa.

 

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One thought on “La Grecia al banco di prova

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  1. La Grecia è uscita dal piano di salvataggio concordato con la cosiddetta Troika (cupo spettro che periodicamente incombe sulle economie più deboli e indebitate d’Europa). Lo abbiamo sentito sui mezzi di informazione che, quasi tutti, lo indicano come un successo e probabilmente lo è, date le premesse. L’autrice però ci illustra, quello che molti hanno sottaciuto, lo stato dell’economia del Paese post piano di salvataggio, i costi sociali che sono stati pagati e i vincoli sull’avanzo primario che comunque resteranno validi per i prossimi 42 anni che non permetteranno all’economia di crescere come forse potrebbe. A mio modesto parere tutto ciò dovrebbe suonare a monito ai Governi di Paesi molto indebitati dell’area dell’Euro, affinché rispettino gli impegni presi sulla limitazione dell’aumento del debito in modo da evitare la necessità di un piano di salvataggio “stile greco” che tanti sacrifici comporterebbe per le fasce di popolazione più deboli.

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