Janna Jihad Ayyad, corrispondente di guerra

Janna Jihad Ayyad, classe 2006, è un’attivista per la pace e giornalista in erba.  Nata nella tribù Banu Tamim, è figlia della direttrice del dipartimento per gli affari della donna del governo palestinese.  Ha cominciato a postare reportage sull’occupazione israeliana quando aveva sette anni, dopo l’uccisione di due membri della sua famiglia, usando l’iPhone della madre, e arrivando a ottenere più di 280 mila followers in Facebook.  E’ presente su diversi social media in arabo e inglese.  “La mia telecamera – ha dichiarato, è più forte di qualsiasi fucile”.

La regina del rap dello Zimbabwe

Lo pseudonimo è l’abbreviazione del nome anagrafico, ma anche un acronimo: African Women Arise.  Awa è un’artista hip hop del popoloso ghetto di Makakoba nel sud dello Zimbabwe.  Nonostante le frequenti intimidazioni, è determinata a proseguire questa carriera, occupandosi di temi legati alla condizione delle bambine e le ragazze nel suo paese, la violenza domestica e l’abuso sessuale.

Palestina. Ahed Tamimi

I tribunali militari israeliani hanno un tasso di condanna del 95 per cento dei crimini attribuiti a dimostranti palestinesi.  Ahed Tamimi, una ragazza sedicenne, che rischiava fino a dieci anni di carcere, ha patteggiato una pena di otto mesi di reclusione, e circa 1.500 dollari di ammenda, per aver schiaffeggiato un soldato e averlo spinto fuori a calci dal giardino di casa sua, ammettendo quattro dei dodici capi di accusa che le erano stati mossi, fra i quali aggressione aggravata contro un uomo adulto in assetto da combattimento, nonostante lei fosse disarmata. Continue reading “Palestina. Ahed Tamimi”

Amina Iro e Hannah Halpern poetry slam

Amina Iro e Hannah Halpern hanno recitato questo poema in molte manifestazioni e hanno vinto premi per il loro talento, visione e coraggio. Di religione e cultura musulmana la prima, ebraica la seconda, sin da piccole, sono state educate a collocarsi reciprocamente nella categoria dell’”altro”. In questa esibizione, bella e potente, smontano gli stereotipi che le vogliono diverse e separate. Se le decisioni geopolitiche le prendessero le bambine e le ragazze…

La matematica dell’immigrazione

Leonid Bershidsky, sull’agenzia Bloomberg, calcola che l’Europa avrebbe bisogno di altri 42 milioni di cittadini entro il 2020 e di oltre 250 milioni entro il 2060.  L’età media sale nel continente, la popolazione invecchia, e giovani occupati sono indispensabili per reggere il crescente costo sociale delle pensioni.  Secondo un rapporto dell’Ue, quattro persone lavorano per ciascun pensionato.  Nel 2050, saranno soltanto due.  I nuovi europei da trovare entro cinque anni servirebbero a mantenere la bilancia dei conti. Continue reading “La matematica dell’immigrazione”

Discriminazione nel mondo

53 paesi con leggi discriminatorie per le donne nella società e la famiglia (27 per cento nel mondo): 20 in Africa, 16 in Medio Oriente e Africa del Nord, 11 in Asia e nel Pacifico, 6 in America

Sono tutti figli nostri

“Il massacro dei figli nostri” titola un quotidiano italiano riferendosi alla tragedia di Manchester – “La strage delle ragazze” in altri giornali.  Un attacco vile da parte di chi ha per nemico il mondo e la vita.  Di figli però ne abbiamo molti più e hanno nomi che spesso non sappiamo pronunciare.

Più dei tre quarti degli attentati di Boko Haram negli ultimi due anni in Nigeria, Cameroon, Chad e Niger, hanno utilizzato bambine e ragazze come bombe umane.  Non sanno cosa gli viene legato addosso, sono traumatizzate, sedate, ubbidiscono a quanto ordinato dai loro aguzzini.  Si avvicinano a un villaggio, bussano a una porta, chiedono dell’acqua.  Il detonatore viene attivato da un cellulare a chilometri di distanza.

Settemila donne e bambine yazidi sono state ridotte in schiavitù sessuale dall’Isis in Iraq.  Testimoni oculari in Siria hanno riportato informazioni di vendite all’asta di minori, mutilazioni, stupri, decapitazioni, bambini impiccati, crocifissi, bruciati vivi o lasciati morire di fame e sete.  L’Isis ha combattenti dai 5 ai 13 anni, orfani di stragi, che vengono indottrinati e costretti ad attuare esecuzioni, anche di ragazzi della loro stessa età.

Che il terrorismo fondamentalista non risparmi i bambini, non è notizia di oggi.

Il lavoro che non difendiamo

Lo sfruttamento minorile intrappola 168 milioni di bambini e bambine fra i 5 e i 17 anni, 120 milioni hanno meno di 14 anni.  Se è vero che molti collaborano a mansioni dell’economia familiare, molti di più svolgono attività inaccettabili per la loro età e in condizioni di rischio per la salute e la vita, deprivati dell’educazione, angariati, degradati, e vittime di gravi violazioni dei diritti umani, compresi l’arruolamento forzoso, la prostituzione, la pornografia, e la schiavitù.  Il lavoro dei minori riproduce il ciclo inter-generazionale della povertà, ma è anche conseguenza di migrazioni ed emergenze.  Solo nel 2016, 25.850 bambini e adolescenti migranti non accompagnati e separati sono arrivati in Italia, più del doppio rispetto al 2015. Che fine hanno fatto?

Tre anni sono troppo lunghi

Delle 276 ragazze rapite da Boko Haram il 14 aprile del 2014, nella scuola statale superiore di Chibok in Nigeria, 57 sono riuscite a liberarsi, 24 sono state rilasciate dopo due anni, in seguito a negoziazioni del governo, 195 sono ancora nelle mani dei terroristi islamici che nella regione del Borno hanno provocato la morte di almeno 20.000 persone dal 2009.

Ritorno al futuro. Il processo di pace israelo-palestinese

La Conferenza di Parigi sul Vicino Oriente del 15 gennaio non ha prodotto esiti storici, o almeno costruttivi, nel rilancio del dialogo fra Israele e Palestina.  Nel limbo del processo di pace, l’erosione del capitale diplomatico, la recrudescenza fondamentalista di Israele, e la frammentazione dell’Autorità Nazionale Palestinese (ANP), sono le voci di coloro che la pace la costruiscono giorno per giorno, lontano dai riflettori, a essere fonte di ispirazione e speranza. Continue reading “Ritorno al futuro. Il processo di pace israelo-palestinese”

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