Grandi momenti della storia: le radici dell’ordine europeo
Con gli accordi di Münster e Osnabrück, del 1648, culmine di tortuosi negoziati mirati a terminare la Guerra dei Trent’anni, scaturì un nuovo ordine europeo. Il conflitto, continuazione in grande scala delle guerre di religione del XVI secolo, si era trasformato in uno scontro cruento fra potenze antagoniste, in cui l’ostilità all’egemonia della casa d’Austria era l’unica ragione della lotta. La carta geopolitica dell’Europa venne ridisegnata, con un regresso dei grandi imperi, come erano stati allora conosciuti, e uno spostamento del centro di gravità, dalla regione centro-sud, retta da Sacro Romano Impero Germanico e Spagna, a quelle a ovest e nord, occupate da Francia, Olanda, Gran Bretagna, e Svezia, entrate in successione nella crisi all’interno del Sacro Romano Impero, siglando alleanze di interessi che guadagnarono la vittoria.
Una conseguenza rilevante della pace fu quella di archiviare l’idea medievale di cristianità unificatrice, di cui Carlo V era stato il campione, e che aveva costituito il fondamento della monarchia universale, radicato nel binomio dinastia d’Asburgo-Roma, a vantaggio dell’affermazione dello stato-nazione. Con lo sviluppo degli stati moderni, nacque, anche, l’economia mercantile, ponendo le basi del capitalismo. Nelle relazioni internazionali, furono, inoltre, stabiliti i pilastri dell’equilibrio fra le potenze e del rispetto assoluto della sovranità nazionale. Il risultato è un concetto essenziale della scienza politica: la ragion di stato.
Sebbene contestato durante la guerra fredda, la non ingerenza sarà per tre secoli e mezzo un principio internazionale indiscusso, e un apporto considerevole alla protezione delle popolazioni civili e la preservazione dell’integrità politica degli stati, nonché alla sicurezza e la stabilità interne ed esterne. In tale contesto, i diversi attori stabiliscono alleanze, che nel farsi e disfarsi, conservano il bilanciamento complessivo, circoscrivendo l’uso della forza. Da questo principio, tuttavia, rimasero esclusi i paesi oggetto dell’imperialismo coloniale extraeuropeo.
Furono i cardinali Richelieu e Mazzarino a impostare le condizioni di una pace duratura e promuovere un paradigma, in cui la Chiesa venne allontanata dalla scena politica, essendo, con ogni evidenza, la preoccupazione principale, quella di evitare la guerra totale. I riflessi della pratica politica che, nel XVII secolo, portò alla pace, e l’assetto che venne generato, perdurano nella tradizione diplomatica europea contemporanea, nella fattispecie di riferimento culturale e modello procedurale. Ciò spiega come la Francia continui a imporsi nella diplomazia continentale e l’Inghilterra, estranea a quegli avvenimenti, conservi un ruolo arbitrale. Nelle sue grandi linee, l’Europa geopolitica emersa nel 1948 ricorda quella odierna, anche se Germania e Italia dovettero attendere il XIX secolo prima di scuotere uno status quo che, a lungo, le aveva relegato ai margini.
Sul piano geopolitico, si realizzò l’ambizione di Enrico IV di vedere il continente gravitare intorno alla Francia, incarnazione dello stato moderno e nucleo politico e culturale della nuova Europa. Per diversi secoli, il paese sarà al centro della strategia, che ha contribuito a instaurare, con un ruolo ambiguo, tra il desiderio di sfruttare il proprio vantaggio, e quello di mantenere in vigore il meccanismo. Le ambizioni di Luigi XIV, che stette al gioco pur spingendo le regole ai limiti, ne metteranno alla prova la solidità, e riveleranno la natura dei rapporti di forza, con l’Inghilterra che si posiziona come grande rivale della Francia: la potenza continentale e la potenza marittima, lo stato centralizzato e lo stato mercantile.
Fra il 1648 ed il 1914, il sistema svolgerà la propria funzione, nonostante l’interruzione fra il 1789 e il 1815, a causa della rivoluzione francese, che pose fine all’omogeneità politica dell’Europa, vitale per la tenuta dei contrappesi, apportando una dote di elementi perturbatori, e il periodo napoleonico, che mise a punto un apparato militare capace di dominare gli altri eserciti europei. Non a caso, la restaurazione geopolitica del Congresso di Vienna (1814-15) vide anche la partecipazione nei negoziati della Francia, per quanto responsabile dell’implosione. Le regole di buona condotta stabilite definirono le relazioni internazionali sino alla conclusione della Prima Guerra Mondiale, quando gli Stati Uniti instaurarono parametri alternativi, mediante la creazione del primo organismo di sicurezza collettiva globale, la Società delle Nazioni.
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